
By Edmund Husserl, Enrico Filippini
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Sample text
Einaudi non si riconobbe mai in questo dibattito e, almeno in apparenza, non vi partecipò salvo una volta: nell’accesa polemica che lo vide contrapporsi ad un altro grande liberale, Benedetto Croce, sul rapporto tra liberalismo e liberismo. Paradossalmente in quel dibattito fu proprio Einaudi a far sua la concezione marxista di struttura e sovrastruttura quando teorizzò che il liberalismo inteso come filosofia della libertà e delle libertà non avrebbe potuto esplicarsi in assenza della proprietà privata dei mezzi di produzione e del libero mercato.
Albertini, E. Ciccotti, B. Croce e F. Ruffini. Nel 1931 ha una celebre polemica col Croce sul nesso fra liberismo e liberalismo, sostenendo, contro l’impostazione del filosofo, secondo cui il liberalismo è realtà che supera di per sé ogni sistema economico-sociale, che solo un’economia privatistica può costituire il supporto del liberalismo stesso. Quando, nello stesso anno, il governo fascista impone il giuramento ai professori universitari, Einaudi è fra i circa milleduecento docenti che lo prestano, chiarendo così anche con questa scelta il criterio cui si ispira la sua opposizione al regime, quello cioè di rifiuto ideale e teorico ma di rispetto dell’ordine costituito.
Nel 1915 sostiene l’intervento dell’Italia in guerra. Terminato il conflitto mondiale, durante il primo ministero Nitti viene nominato il 6 ottobre 1919 senatore del Regno e svolge in seguito una intensa attività nella Commissione della Finanza. Nel 1920 assume la direzione dell’Istituto di Economia Ettore Bocconi di Milano, dove ha come allievi P. Sraffa e C. Rosselli, direzione che manterrà fino al 1926. Nel 1921 pubblica nelle edizioni della «Voce» Gli ideali di un economista. Nel 1922 prende a collaborare a «The Economist».