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Infilò al polso il Rolex Oyster Perpetual da 34 millimetri in acciaio, il cui unico difetto era l'inutile complicazione del quadratino con la data. A Bond non serviva conoscere le fasi della luna o il momento esatto dell'alta marea a Southampton. Supponeva che in pochi apprezzassero simili dettagli. Di solito faceva colazione, il suo pasto preferito, in un piccolo hotel vicino a casa, a Pont Street. Raramente si preparava da solo uno dei pochi piatti che sapesse cucinare: tre uova strapazzate con burro irlandese.

Gli abitanti si affacciarono imprecando e agitando i pugni con rabbia. Bond li ignorò e si concentrò sulla guida, cercando di mantenere una velocità costante mentre si avvicinava al suo obiettivo, guidato solo dal tenue bagliore di una falce di luna e dal fascio di luce proiettato dal fanale del treno in corsa verso il binario morto. *** Capitolo 3. L'idea della morte imminente lo opprimeva. Niall Dunne si acquattò tra le erbacce, a una decina di metri dallo scambio. Nella luce fioca del crepuscolo strizzò gli occhi verso la cabina di pilotaggio del treno merci in avvicinamento.

L'idea della morte imminente lo opprimeva. Niall Dunne si acquattò tra le erbacce, a una decina di metri dallo scambio. Nella luce fioca del crepuscolo strizzò gli occhi verso la cabina di pilotaggio del treno merci in avvicinamento. Un vero peccato, pensò. La morte è quasi sempre uno spreco, e Dunne odiava gli sprechi. I motori diesel, le pompe idrauliche, i ponti mobili, i motori elettrici, i computer, le catene di montaggio: tutte le macchine devono assolvere al loro compito con la minore dispersione possibile di energia.