By Kerman Piper
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Sample text
Ero traumatizzata. Mi sentivo un rottame caduto dalla stazione spaziale, precipitato in fiamme attraverso l’atmosfera e ripiombato sulla Terra. Quando Alfie usciva, sedevo sul pavimento del nostro appartamento a riflettere su ciò che avevo fatto, ancora incredula di essermi lasciata trascinare tanto fuori strada e della mia disponibilità ad abbandonarmi al viaggio. Giurai di non perdere mai più il senso della mia identità, per niente e per nessuno. Dopo i mesi trascorsi nel sottobosco della criminalità, impiegai parecchio tempo a riabituarmi alla vita normale.
Carol e Lou non erano ex hippie, come i miei genitori. Si erano fidanzati al liceo negli anni Cinquanta, ben prima delle contestazioni, abitavano ancora nella stessa, bucolica contea dov’erano cresciuti, e passavano il tempo tra una partita di football e una cena dell’albo degli avvocati. Dubitavo che avrebbero capito la mia attrazione giovanile per il lato oscuro della società, il mio coinvolgimento nel traffico internazionale di stupefacenti, e la mia prossima incarcerazione. A quel punto erano passati più di cinque anni dal rinvio a giudizio.
Una splendida città, ma abbiamo un gravissimo problema di eroina. » Mi vergognai di me stessa. Volevo tornare a casa. Prima di andarmene, lo ringraziai di cuore. Erano mesi che non trovavo un amico. Sarebbe bastata una telefonata per chiedere aiuto alla mia famiglia e cavarmi dal casino in cui mi ero cacciata, ma non lo feci. Ero convinta di dovermi arrangiare da sola. Era stata una mia idea imbarcarmi in quella disavventura e, per quanto temessi che finisse in catastrofe, dovevo proseguire per conto mio, fino a trovare una via d’uscita.